Visita al Museo Diocesano e CriptaData: Tuesday 11 January 2011 Ora: 18:00 Luogo: Museo Diocesano e Cripta
Il meeting di martedì 11 gennaio ci ha visti numerosi partecipare alla interessante visita al Museo Diocesano e alla cripta della Cattedrale recentemente ultimata dopo anni di restauro. Mons. Tiziano Ghirelli ci ha accolti e accompagnati lungo il percorso museale diviso in tre sezioni. Le opere che abbiamo potuto ammirare nella prima sezione sono un Cristo ligneo del XV secolo, opera di un artista italiano di formazione tedesca, e lâaffresco con la Crocifissione di Bartolomeo e Jacopino da Reggio (1340 ca); una serie di capitelli del XII secolo, insieme ad una mitra abbaziale in prezioso tessuto di fabbricazione lucchese del XIII secolo, documentano le vicende del monastero benedettino di Marola fondato per volontà di Matilde di Canossa. Nella seconda sala, particolarmente ricca è la sezione dedicata alle pievi reggiane: tra le opere esposte, insieme ad una pergamena con la âfirma autografaâ di Matilde di Canossa e il portale di Castellarano (attribuito ad un maestro legato alla bottega di Wiligelmo), spiccano per importanza una serie di capitelli provenienti dallâantica pieve di S. Vitale di Carpineti. Insieme a oggetti di argenteria liturgica del â400 e del primo â500, di altissima qualità sono due splendidi piatti di ceramica urbinate della prima metà del XVI secolo, già appartenuti ai Gonzaga di Novellara opera rispettivamente di Nicolò da Urbino e di Orazio Fontana. Nella sezione della Cattedrale, allestita nella terza sala, si segnalano in particolare: il grandioso affresco bizantineggiante del XIII secolo con Cristo in mandorla e angeli, che ornava la facciata medievale del duomo reggiano fino al 1959 â 1960 quando ragioni conservative ne consigliarono il distacco; la lastra antelamica della Majestas Domini, già parte dellâantico ambone; la tavola dipinta da Bernardino Orsi nel 1501 per la cappella Canossa della cattedrale; una preziosa casula già indossata da S. Carlo Borromeo, una splendida Pace liturgica attribuita al âBombardaâ di Cremona, lâelmo e lo stocco, insegne del vescovo principe di Reggio, insieme ad alcuni sigilli episcopali, tra i quali quello del vescovo Grossi, tratto da una matrice celliniana. Ci siamo poi trasferiti allâinterno della Cattedrale dove ci attendeva lâArch. Mauro Severi, progettista e Direttore dei Lavori di restauro della Cattedrale e della Cripta, per illustrarci il mirabile risultato di tali lavori La cripta, dedicata alla memoria dei SS. Crisanto e Daria di cui conserva le reliquie donate da re Berengario II, resta per molti versi uno dei luoghi più interessanti della Cattedrale reggiana, spesso relativamente sconosciuto ai reggiani. L'obiettivo ultimo, ma non meno importante, della campagna di restauri, è stato il completo recupero di questa parte della Cattedrale, che per dimensioni (circa 800 mq di sviluppo) non ha nulla da invidiare ad una vera e propria chiesa. Il restauro ha coinvolto la cripta nel suo complesso, a partire dalla rimozione e sostituzione del pavimento in graniglia, realizzato durante i restauri degli anni '20. Durante questi lavori è stato compiuto un minuzioso rilievo e catalogazione archeologica al fine di recuperare informazioni sulla genesi della zona absidale della cattedrale e sulla cripta stessa. Non va scordato che la cripta è fondata sui probabili resti di una ricca domus romana, come prova l'elegante pavimento a mosaico, oggi visibile circa due metri al di sotto dell'attuale piano di calpestio. Sono stati restaurati i paramenti murari con il recupero delle cromie settecentesche, che erano ancora chiaramente riscontrabili al di sotto del tinteggio esistente. Oggetto di restauro conservativo sono state invece le decorazioni floreali realizzate dal pittore Anselmo Govi nella cappella sud, dedicata ai caduti della prima guerra mondiale. Altro restauro conservativo ha riguardato il complesso delle colonnine che reggono le attuali volte a crociera, frutto di vari ampliamenti e sostituzioni su cui a lungo si sono interrogati gli storici, nella speranza di chiarire le fasi costruttive della cripta, non ancora del tutto precisate. Abbiamo potuto apprezzare il sapiente e rigoroso lavoro dellâarchitetto Severi soprattutto per quanti riguarda lâapproccio al restauro, sempre supportato da una grande attenzione alla comprensione delle stratificazioni storiche dellâopera e da unâattenta valutazione di ciò che si poteva perdere rispetto a quanto si è guadagnato nella conoscenza del testo, laddove si è operato una rimozione di stratificazioni più recenti, piuttosto che optare per la via filologica. L'intervento è stato infine completato dal restauro delle varie emergenze artistiche: mobili, lapidi, altare e soprattutto l'elegante coro intagliato, realizzato nei primi anni del cinquecento ad imitazione di parti del coro superiore; pregevole lâinserimento, in sospensione sopra lâaltare, del capocielo-ciborio realizzato dallâartista concittadino Giovanni Menada per rendere la forza del vento dello Spirito Santo. Alcuni nostri soci hanno invece preferito dedicarsi alla visita di altri locali del Vescovado. Infatti, per non affrontare una scalinata che avrebbe messo a dura prova alcuni, mons. Ghirelli ha graziosamente messo a disposizione di costoro in ascensore. Secondo la liturgia vigente gli amici sono saliti sul mezzo, hanno verificato la capacità di carico e pigiato lâunico bottone presente. Le porte si sono regolarmente chiuse e lâinfernale (pardon â¦) macchina si è messa in moto fra lâallegro cicaleccio dei partecipanti, gioiosi e grati per non dovere sopportare la faticosa salita. Altri, fiduciosi, aspettavano per godere anchâessi della medesima opportunità . Trascorsi alcuni minuti ci si è però resi tragicamente conto che lâascensore si era fermato non al piano, bensì a mezza via. Nonostante i ripetuti tentativi operati da Umberto, telefonicamente guidato da Eugenio, lâascensore si rifiutava categoricamente di ripartire. Comprensibile il nervosismo che aleggiava fra i reclusi ma il dott. Forti ha immediatamente zittito tutti affinché il panico non dilagasse. Pare anche, ma non è certo, che abbia operato una respirazione bocca a bocca a Cesare Plancher in evidente carenza di ossigeno. Nel frattempo la visita alla cripta si svolgeva tranquillamente senza che alcuno avesse notizia della imminente disgrazia, ma tale era stato il desiderio espresso dai reclusi con voce flebile: âNon dite nulla, non spaventate gli amici!â. Però allâesterno non si oziava: immediatamente partì la richiesta di soccorso alla ditta incaricata della manutenzione la cui segreteria telefonica diede un duro colpo allâottimismo dei salvatori che, prontamente, si rivolsero ai Vigili del Fuoco sottolineando la presenza di un cardiopatico a bordo dellâascensore. I militi, giunti a sirene spiegate, eseguirono con rapidità e perizia la manovra dâemergenza liberando i malcapitati che furono subito rincuorati dai famigliari ed amici accorsi per assisterli in questa disavventura fortunatamente a lieto fine. Terminata la visita ci siamo recati al ristorante del Circolo Società del Casino dove eravamo ben 63 compresi amici ed ospiti: Giancarlo Armani, Elisa Becchi Sanfelici, Augusto e Giancarlo Bellentani, Renzo Castagnetti, Mario Esposito, Umberto Forti, Vittorio Lasagni, Giorgio Leone, Giancarlo e Giorgio Lombardini, Giulio Cesare Maramotti, Gianfranco Mattioli, Eugenio Menozzi, Gianserafino Morlini, Giovanni Mortari, Giancarlo Olivieri, Vito Alessandro Pellegrino, Angelo Cesare Plancher, Mario Reverberi, Alessandro e Francesco Spallanzani e Salvatore Vera (tutti con i coniugi) e Enrico Barilli, Federico Bertani, Elia Canovi, Alberto Cari Gallingani, Romano Fieni, Giuseppe Lusuardi, Donatella Martinisi Bruno, Giovanni Marzi, Ugo Medici, Alberto Menozzi, Carlo Morlini, Giovanni Mortari, Mario Perego, Francesco Rangone e Sergio Vaiani. Alberto Cari Gallingani ed Eugenio Menozzi |
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